Nuove foto aggiunte
24 aprile 2018
Sono arrivati i Panama originali per lui e per lei!
Il Panama è il simbolo del caldo e dei Tropici e, per estensione, dell’estate che va. Il Panama bianco, reso immortale dallo scrittore Ernest Hemingway, non è solo il must dell'estate ma un bene preziosissimo, così prezioso che nel 2012 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
Con Panama alla fine ha poco a che vedere. Perché questo cappello viene invece prodotto da ormai 300 anni nel cuore delle montagne dell’Ecuador, a 2.550 metri, in una città di nome Cuenca.
«Cuenca è la città ideale - spiega Juan Paredes, la cui famiglia da 71 anni gestisce uno dei due laboratori più importanti di Panama della città, il Barrancos - grazie al clima mite la paglia non si corrode e quasi ubbidisce alle mani degli artigiani che la lavorano».
Nato come cappello per ripararsi dal sole cocente, il «sombrero de paja toquilla», come è chiamato ancora oggi in spagnolo, divenne un accessorio simbolo grazie al Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, il quale per la prima volta nel novembre del 1906 ne indossò uno, immortalato da una foto sul New York Times, in occasione di una sua visita ai lavori del Canale di Panama, da cui il nome. Ma Roosevelt non era il solo.
Tutti gli operai per proteggersi dal caldo torrido di Panama usarono questo cappello durante i lavori di costruzione del canale, che poi venne inaugurato nel 1914. E, successivamente, proprio questo centro commerciale internazionale divenne il trampolino di lancio per le esportazioni del cappello. Che, più di un secolo dopo, è prodotto ancora a mano rispettando rigorosamente le regole della tradizione. Le uniche varianti sono state, nel tempo, l’aggiunta di trame e motivi geometrici.
«La paglia utilizzata proviene dalle palme “toquilla”, ma la qualità dipende da quanto è fine la fibra che si usa: più è sottile, più la realizzazione è pregiata», spiega Paredes che fin da adolescente segue il laboratorio del padre, che ora dirige. E la passione è tale da averlo spinto a creare una sorta di museo in progress, metà laboratorio e negozio e metà, appunto, esposizione «per non perdere le nostre radici e ricordarci ogni giorno di quanto sia importante la dimensione dell’artigianato per la nostra città».
A rendere questo cappello un prodotto davvero doc è, infatti, tutta la filiera produttiva. La paglia arriva dalle coste dell’Ecuador, in particolare dalla città di Montecristi, e sono gli stessi locali, uomini e donne, a lavorarla con l’utilizzo di pochi macchinari essenziali. Il che spiega il costo finale. Di cappelli se ne producono al massimo una decina al giorno, e dai 40 euro dei modelli più economici il prezzo può salire fino a toccare quota diecimila, se si utilizzano paglie pregiatissime.
Del resto, dietro ogni singolo pezzo confluiscono migliaia di anni di Storia. Già gli Inca lavoravano la «paja toquilla» per fabbricare i loro abiti e quando i colonizzatori spagnoli giunsero a Cuenca rimasero colpiti da questi insoliti tessuti e dalla loro particolare leggerezza, fino a pensare che si trattasse di pelle di pipistrello.
Nel Novecento, da re Edoardo VII a Winston Churchill, il Panama divenne un lasciapassare obbligatorio per accedere all’immaginario collettivo di un’intera epoca. Oggi, con la globalizzazione, la Cina sicuramente può rappresentare una minaccia «ma una storia come la nostra è difficile da imitare - sostiene Paredes - e questo alla fine ci salverà».
cit. LA STAMPA Società
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